Dolore acuto

Il dolore è un segnale, il cui scopo è quello di proteggerci e prevenire ulteriori danni potenziali. Il dolore si sviluppa generalmente a livello periferico in seguito alla stimolazione dei recettori periferici del dolore (nocicettori) in caso di danni tessutali locali e di infiammazione. Il dolore, tuttavia, può insorgere anche in caso di danneggiamento delle vie nervose.

Il danno alle cellule nervose che inducono il dolore può provocare il cosiddetto dolore neuropatico. Il trattamento di tale dolore richiede un approccio terapeutico specifico, che è radicalmente diverso dal trattamento standard del dolore infiammatorio. Il dolore neuropatico, perciò, non può essere trattato con gli antinfiammatori.


Il dolore in seguito a lesioni

La maggior parte dei dolori che si manifestano nel quotidiano sono spesso generati da infiammazioni provocate da lesioni acute. L’infiammazione è l’espressione di un disturbo localizzato nei tessuti, che successivamente dà inizio ai processi di riparazione. Gli eventi traumatici, ad es. la distorsione della caviglia o la contusione muscolare, causano dei danni tessutali. Tali danni provocano il rilascio di sostanze messaggere che innescano una risposta mirata del sistema immunitario.

Il danno alle cellule e ai tessuti porta in seguito all’attivazione di enzimi nelle membrane cellulari danneggiate. Grazie all’azione di questi enzimi, le ciclossigenasi, viene estratto l’acido arachidonico dalle membrane cellulari per formare le prostaglandine, che sono i principali messaggeri dell’infiammazione e del dolore.

Le prostaglandine, la bradichinina, l’istamina e altre sostanze messaggere sono i fattori scatenanti dell’infiammazione

tessutale. I sintomi infiammatori sono noti:

  1. Arrossamento (rubor),
  2. Calore (calor),
  3. Gonfiore (tumor),
  4. Dolore (dolor)
  5. Compromissione funzionale (functio laesa).

L’infiammazione fa parte del processo di riparazione che si verifica in caso di lesioni acute. Il processo infiammatorio comporta l’attrazione dei globuli bianchi (leucociti) verso i tessuti danneggiati da parte delle sostanze messaggere rilasciate (incluse le prostaglandine). Il compito dei leucociti è quello di ristabilire l’ordine nei tessuti danneggiati, degradandoli.

L’infiammazione in caso di trauma contusivo acuto non è perciò altro che una sorta di fase di pulizia per preparare la formazione di nuovi tessuti. Il fatto che i tessuti debbano

essere immobilizzati durante questo processo è favorito dal rilascio delle prostaglandine. Queste sostanze messaggere, tra l’altro, irritano i recettori sensibili del dolore, provocando così una percezione cosciente del dolore, che ci obbliga a rispettare un periodo di riposo.

In questo senso il dolore dev’essere interpretato come un segnale: ci costringe a fare una pausa, favorendo così un più rapido processo di guarigione del tessuto lesionato.

Il dolore causato dall’infiammazione, tuttavia, non si verifica solo in seguito ad eventi traumatici. L’infiammazione dei tessuti con il rilascio di sostanze messaggere come le prostaglandine si verifica anche negli stati dolorosi. Anche i disturbi cronici, quali l’artrosi o la degenerazione dei tendini, sono accompagnati da processi infiammatori nei tessuti, che possono essere trattati allo stesso modo con i farmaci antinfiammatori.

Enzima Def

La ciclossigenasi

La ciclossigenasi è un enzima presente nell’organismo umano in grado di produrre prostaglandine dall’acido arachidonico. L’acido arachidonico, un acido grasso a catena lunga presente nelle membrane cellulari, viene utilizzato come substrato per la formazione delle prostaglandine. Se la funzione cellulare è compromessa, ad es. in caso di trauma o di infezione, il tasso di sintesi degli enzimi cellulari ciclossigenasi-2 aumenta.

Quest’ultimi a loro volta producono più prostaglandine, che sono responsabili dell’infiammazione e del dolore. I farmaci antinfiammatori non steroidei come il diclofenac inibiscono gli enzimi ciclossigenasi, inibendo allo stesso tempo l’infiammazione e il dolore.

Infiammazione Def

L’infiammazione

L’infiammazione è un processo che richiede l’attivazione e l’assorbimento dei globuli bianchi nei tessuti danneggiati. Come i macrofagi o i granulociti, anche i globuli bianchi (leucociti), che si spostano dal flusso sanguigno ai tessuti, attratti dalle prostaglandine e dai leucotrieni prodotti localmente, sono in grado di assorbire e di eliminare i microrganismi e i tessuti danneggiati.

In caso di lesioni tessutali acute o croniche, inoltre, i leucociti vengono attratti nei tessuti lesi. Ecco perché una lesione provoca anche un’infiammazione con i sintomi conosciuti.

Recettori Def

I recettori del dolore

I recettori del dolore sono distribuiti pressoché in tutti i tessuti corporei e propagano il dolore per via nervosa attraverso il midollo spinale fino al sistema nervoso centrale (SNC), dove il dolore viene percepito in modo cosciente.

Le prostaglandine, prodotte dagli enzimi ciclossigenasi nei tessuti infiammati e lesionati, possono irritare i recettori del dolore.


Dolore senza lesioni

Il rilascio di prostaglandine e di conseguenza l’insorgenza del dolore si manifesta anche in condizioni non necessariamente traumatiche o degenerative. Ne fanno parte le cefalee, i dolori mestruali e la febbre causata dalle infezioni.

In questi processi, il danno tessutale non è visibile, ma si verifica una disfunzione cellulare e il rilascio di mediatori infiammatori come le prostaglandine. Le prostaglandine irritano i recettori del dolore, provocando la percezione del dolore.

Cefalea Def

Cefalea da tensione ed emicrania

Le cefalee possono avere cause diverse: in caso di cefalea tensiva, lo stress fisico o psicologico provoca tensioni muscolari e infiammazioni dei tessuti. Il rilascio di prostaglandine nei tessuti infiammati causa la percezione del dolore.

Il mal di testa può avere origini molto diverse. Il comune mal di testa è la cefalea tensiva, che si manifesta sia a livello della fronte che della nuca. La cefalea tensiva è causata da tensioni a livello fisico o psicologico. L’emicrania, invece, è provocata da una disfunzione neurale, che causa la vasodilatazione e l’infiammazione locale dei tessuti. Molto più rara, anche la cefalea a grappolo è provocata da una disfunzione neurale centrale, che causa vasodilatazione, infiammazioni e dolori.

L’emicrania è diversa dalla semplice cefalea. L’emicrania è provocata da processi infiammatori che interessano i vasi sanguigni delle meningi. L’emicrania è molto più grave della cefalea tensiva e di solito si manifesta da un lato della testa. L’emicrania è spesso accompagnata da altri sintomi quali nausea, vomito e disturbi provocati da luce e rumore.

Dopo un attacco di emicrania si manifesta una grande spossatezza, che causa un’incapacità lavorativa. Con la cefalea tensiva, invece, è possibile lavorare normalmente e praticare sport.

Pms Def

Disturbi mestruali

Le donne soffrono spesso di dolori all’addome durante le mestruazioni; questo perché la membrana mucosa dell’utero viene espulsa e quindi rigenerata. Un processo che causa forti contrazioni della muscolatura uterina e dei vasi sanguigni che la alimentano.

I disturbi mestruali sono spesso associati a diverse sindromi dolorose. È tipico che si manifestino dolori al basso ventre, che tuttavia possono essere accompagnati da cefalea e nausea. Poiché durante i disturbi mestruali la produzione di prostaglandine nei tessuti aumenta, le sostanze che inibiscono la sintesi delle prostaglandine sono efficaci per alleviare il dolore.

La costrizione dei vasi sanguigni causa una carenza locale di ossigeno, che implica il rilascio di prostaglandine. Il rilascio di prostaglandine nel tessuto uterino provoca il tipico dolore acuto.

Febbre Dolore Def

Febbre e dolore

Le infezioni sono spesso associate a febbre e dolore. Sia che si tratti di batteri o di virus, i microrganismi presenti nel nostro corpo innescano reazioni di difesa associate al rilascio di mediatori infiammatori quali le prostaglandine. Insieme ad altri mediatori (le citochine), le prostaglandine sono sostanzialmente responsabili per la febbre, ma anche per i dolori che possono manifestarsi in qualsiasi parte dell’organismo.

Spesso sono le infezioni virali a causare gli stati febbrili, ma non è sempre facile distinguere tra un’influenza e un raffreddore. Mentre di solito il raffreddore non provoca la febbre, l’infezione causata da un virus influenzale è più frequente e provoca sintomi più gravi, tra cui la febbre alta. Un’altra caratteristica dell’influenza sono i tipici dolori agli arti e i brividi, che raramente si manifestano in caso di raffreddore. Se la temperatura supera i 39°, può essere indicato l’uso di farmaci antipiretici.

La febbre, che è uno dei principali meccanismi di difesa del corpo contro i microrganismi, è causata da un’alterazione della termoregolazione centrale nella regione dell’ipotalamo. L’aumento della temperatura rende l’ambiente corporeo inospitale per virus e batteri, impedendo loro di replicarsi e inducendone la morte. In generale, perciò, è opportuno valutare quando adottare i farmaci antipiretici, poiché indeboliscono le difese dell’organismo. In caso di temperatura corporea superiore ai 39°, tuttavia, può essere opportuno ricorrere all’uso di farmaci antipiretici, perché oltre tale temperatura le proteine del corpo vengono distrutte.


Trattamento localizzato del dolore

Il dolore è un sintomo, il che significa che non bisogna trattare il dolore in sé, bensì la causa che lo provoca. Perciò, è importante conoscere la causa del dolore. Nel caso in cui la fonte del dolore sia evidente, cioè in caso di traumi contusivi acuti, è facile.

La causa è nota anche in caso di patologie croniche conosciute, quali l’osteoartrite o altre degenerazioni croniche. Si tratta di degenerazioni caratterizzate da un’infiammazione tessutale localizzata e dal rilascio locale di prostaglandine. Tali processi localizzati dovrebbero pertanto essere sempre trattati localmente.

Il dolore localizzato è comune in caso di traumi contusivi acuti. I mediatori infiammatori rilasciati localmente, quali le prostaglandine, sono la causa del dolore. Se il dolore è

localizzato, è opportuno trattarlo esclusivamente con i FANS ad azione locale o topica. I FANS locali sono efficaci in caso di lesioni localizzate acute e croniche (traumi) e in caso di patologie degenerative dei tessuti (artrosi).

I FANS locali o topici (farmaci antinfiammatori non steroidei) inibiscono il rilascio di prostaglandine a livello locale, riducendo perciò l’infiammazione e il dolore. In caso di somministrazione di FANS locali, nel tessuto viene rilasciata localmente solo la quantità di principio attivo necessario a inibire l’infiammazione e il dolore.

L’uso dei Fans topici è perciò preferibile rispetto a quello dei Fans orali, a causa del minore assorbimento sistemico, che ne migliora la tollerabilità, evitando in particolare le intolleranze gastriche o intestinali.

Dolori Def

Trattamento del dolore non localizzato e della febbre

I dolori che si manifestano durante le mestruazioni (dolori addominali), le cefalee, ma anche la febbre sono difficilmente localizzabili. Tuttavia, come è noto, l’origine della febbre e del dolore può essere un processo associato alla produzione di prostaglandine. In questi processi, purtroppo, gli organi e le cellule responsabili del rilascio di prostaglandine difficilmente possono essere raggiunti da un agente topico. Il ricorso ai FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) orali è perciò l’unico modo per controllare la febbre e il dolore.

Dagli anni ’70, i FANS orali vengono utilizzati per il

trattamento dell’infiammazione e del dolore. In Svizzera, il principio attivo diclofenac tra i FANS orali si è affermato fin dagli anni ‘70. Il principio attivo viene assorbito rapidamente nell’intestino e ha una buona distribuzione nei tessuti, compreso il sistema nervoso centrale. Grazie al rapido assorbimento intestinale e alla buona distribuzione nei tessuti, si ottiene un rapido sollievo dell’infiammazione e del dolore. In caso di dolore difficilmente localizzabile, la somministrazione orale di diclofenac è il rimedio più efficace.

Oggi, i FANS orali sono disponibili anche senza prescrizione

medica nelle farmacie e nelle drogherie. Bisogna tuttavia tenere presente che questi farmaci sono dei FANS orali, che non esercitano la loro azione solo nella regione infiammata, bensì anche nei tessuti sani. La mucosa gastrica ne è particolarmente colpita. L’inibizione delle prostaglandine nello stomaco da parte dei FANS orali comporta un aumento della produzione di acido, provocando in seguito dei danni allo stomaco. Per ridurre l’incidenza di tali effetti collaterali, i FANS orali dovrebbero quindi essere utilizzati con la dose efficace più bassa possibile per la durata terapeutica più breve possibile. Di regola, i trattamenti di 2-3 giorni sono sufficienti per alleviare gli stati dolorosi o febbrili acuti.

Diclofenac Def

Il Diclofenac

Il principio attivo diclofenac è stato sviluppato e commercializzato da una società svizzera negli anni ‘60. La nuova categoria di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) ha rappresentato una svolta nel trattamento dell’infiammazione e del dolore.

Negli anni seguenti, i FANS orali hanno sostituito tutti i preparati a base di cortisone usati in precedenza per la terapia dell’infiammazione e del dolore. Nel complesso, la tollerabilità dei FANS è migliore di quella del cortisone somministrato per via orale.

Stomaco Def

La mucosa dello stomaco

La mucosa dello stomaco produce l’acido gastrico, che è importante per la digestione. Con l’assunzione del cibo, la secrezione acida dello stomaco aumenta, consentendo una digestione migliore. Tra una fase digestiva e l’altra, le prostaglandine prodotte localmente inibiscono la secrezione di acido gastrico, proteggendo la mucosa gastrica dall’autodigestione. Le prostaglandine favoriscono, inoltre, la secrezione di muco e di bicarbonato nello stomaco, sostanze essenziali per la protezione della mucosa gastrica dagli effetti dannosi degli acidi secreti dalle proprie ghiandole. Se l’assunzione di FANS orali inibisce la secrezione di prostaglandine anche nello stomaco per un lungo periodo di tempo, può verificarsi un rilascio eccessivo di acido gastrico, che causa l’autodigestione e l’infiammazione della mucosa gastrica.

Flectordoloforte Fr

Flector Dolo Forte®

Flector® Dolo Forte contiene il principio attivo diclofenac epolamina, lo stesso principio attivo presente in Flector EP Tissugel® e Flector Plus Tissugel®. La capsula molle contiene il principio attivo sotto forma liquida.

A differenza della compressa, la capsula molle si scioglie nello stomaco e il principio attivo può essere assorbito immediatamente nell’intestino tenue, attenuando il dolore con rapidità.